martedì 31 marzo 2015

LA LINGUA ITALIANA E IL VUOTO SPINTO DELLA POLITICA

La lingua italiana è bellissima. Duttile, elastica, elegante, precisa. Abbiamo bizzeffe di sostantivi e aggettivi sinonimi per creare variegate sfumature, tempi in abbondanza per creare atmosfera ed evocare ricordi, figure retoriche per impreziosire il racconto....insomma magia linguistica pura. Ma la nostra bella lingua si porta dietro anche un sacco di iatture tipo apostrofi e accenti impossibili da ricordare, segni grafici trabocchetto ( h, ch, gh qu, solo per citarne alcuni), regole grammaticali astruse e irrazionali, e... last but not least: i generi! I generi, antico legame con il latino, terrificante, inutile insensato fardello linguistico. " Mamma! ma: la biscia d'oro è un nome da maschio o da femmina?" Giusto per chiarire il problema. La seccatura è solo nostra italica e a questo punto mi chiedo se davvero sia un problema, come pare che sia. Perchè diciamo la sedia e non il sedio? Il divano e non la divana? Comunque la regola è che se finisce in "o" è maschio, se finisce in "a" è femmina se finisce in "e"... a caso. Parole nuove è stato l'uso a stabilire se fossero maschili o femminili. "Automobile" inizialmente era sostantivo maschile. Fu D'Annunzio che ne fece un sostantivo femminile. E qui potrebbe finire, tralasciando le brutte confusioni che generano i nomi maschili che finiscono per "a" e poche altre insignificanti questioni, tipo professioni che sembrerebbero non avere il corrispettivo femminile. Purtroppo i generi li abbiamo e ce li dobbiamo tenere. Poco alla volta troveremo la quadra per tutto.
Del resto come è universalmente noto le lingue si evolvono seguendo i cambiamenti delle società cui appartengono. Basta leggere Calvino e Malvaldi, due autori che adoro e che appartengono a due ben diversi periodi storici, per rendercene conto. La società cambia, la lingua segue a ruota i cambiamenti sociali. Tutto bene quel che finisce bene. No. Perchè i signori del palazzo, sig.ra Boldrini in resta e dietro tutta la politica e la buona cultura italiana si affannano a reclamare cambiamenti liguistici per arginare il sessismo imperante. E qui, sorge spontanea al domanda. Ma ci sono o ci fanno? Dottore, dottoressa, bene. Impiegato, impiegata, bene. Avvocato avvocatessa, un pò brutto, giudice.... ecco giudice che femminile ci mettiamo? Giudicia? Terribile. Giudicessa? A rischio reato. Poi dovremmo anche capire come metterla per camionista. Che si fa? Camionisto e camionista? Mah?! 
Sinceramente io credo che il genere nelle professioni sia un falso problema, che una volta di più mette a nudo il vuoto spinto e la pochezza della nostra classe politica e della cultura imperante. Basterebbe smetterla di far finta che non è la lingua che segna il passo ma sono i cambiamenti sociali, quelli veri, che mutano il linguaggio per smetterla una buona volta di fracassare gli zebedei con tali assurde questioni.  La lingua segue la società e i suoi cambiamenti. Se la società è maschiocentrica, maschilista e sessista, la lingua seguirà l'andazzo. Arrovellarsi il cervello per cambiare la lingua, lasciando tutto com'è è una presa per i fondelli enorme. In un'Italia in cui la donna guadagna la metà dell'uomo, in cui la donna in un caso su tre non riesce a rientrare al lavoro dopo la maternità e negli altri due casi deve fare salti mortali per restarci poi, al lavoro, in cui manca totalmente una politica a tutela della famiglia, in cui i bambini sono visti ancora come una risorsa da sfruttare e non una ricchezza da tutelare, chiedersi come fare per il femminile di giudice è una vera quanto inutile idiozia. Facciamo in modo che le donne ci arrivino a fare i giudici, gli avvocati, i rettori delle università, i presidenti di società e il linguaggio poco alla volta scoverà il modo di chiamarle. Perchè le ministre non si impegnano ad es. a eliminare qualsiasi discriminazione di genere a partire dalle scuole elementari? Un esempio un pò stupido? Il grembiulino. Perchè ancora nel 2000 il grembiulino delle bambine è lungo e quello dei maschietti è corto? Per tradizione. Una tradizione legata a quando le donne usavano il vestito e i maschi i pantaloni. Ma visto che ora non è più così, iniziamo da lì. Grembiulini uguali perchè maschi e femmine a scuola ( e in futuro sul lavoro) si considerino uguali. Persino nelle pubblicità è chiaro quanto l'Italia sia legata allo stereotipo patriarcale del maschio che lavora e della donna che sta in casa. 
Pensate ad una pubblicità qualunque di detersivi, di cibi pronti o di auto. Quante pubblicità che riguardano detersivi ci sono con uomini che li usano? O quante pubblicità di auto ci sono con donne che le guidano? E così via. Allora vogliamo cambiare la lingua italiana e renderla meno sessista? Potenziamo gli asili nido, pensiamo leggi che tutelino la famiglia per davvero. Pensiamo a padri che possono prendersi permessi di tre mesi per la nascita dei figli. Pensiamo a una normativa che tuteli seriamente la donna e la maternità sul lavoro, prima durante e dopo. Premiamo le aziende che hanno asili nido interni, potenziamo i lavori che si possono fare da casa, non chiediamo o pretendiamo che le persone accettino lavori ovunque, lontano dalla residenza e dalla famiglia pur di lavorare, educhiamo i bambini e le bambine a sentirsi uguali con gli stessi potenziali e gli stessi sogni. Facciamo stirare i maschi e facciamo guidare auto sportive alle donne iniziando dalla pubblicità. Se lo faremo arriveremo presto che non ci stupiremo, come ci siamo stupiti, di avere un'italiana donna in orbita e che giudice e presidente saranno parole femminili e bisognerà trovarne il corrispettivo maschile.

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